Grávalos di Monte, arquitectura Zaragoza

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Workshop reactivación vacíos urbanos
Vitamins for public space, Mobile kit workshop in Nagano. Workshop para la reactivación de vacíos urbanos en la ciudad de Nagano, Japón. Machihata Project, Sakura Lab, SUKERUKU GARDEN, Shinshu University - 信州大学
PARQUE-RIMEMBRANZA-BRINDISI-
La intervención paisajística propone una estrategia capaz de reconectar los antiguos terrenos del ferrocarril de Brindisi, actualmente sin uso, y el futuro complejo universitario dispuesto a lo largo de la via Federico II de Svevia. Esta conexión va a suponer la introducción de un pulmón verde dentro de la trama urbana, a través de un sistema capilar de peatonalización y revegetación. La estrategia contempla las siguientes intenciones: • Transformar el sentido de los límites actuales, transformando su carácter limitador en un sentido poroso, tanto en la rotonda de Via Provinciale Lecce como en su conexión con Via Bastioni, así como algunos solares o parcelas que actualmente están cerrados. En este sentido, la intervención no concluye en sí misma sino que busca expandirse y comunicarse con el resto de la ciudad. • Descongestionar el tráfico actual de Via Bastioni y Via Nazario Sauro, redimensionando el espacio de tráfico rodado, reduciendo el paso de vehículos y proponiendo un sistema de velocidad reducida. • Jerarquizar el espacio urbano aumentando su carácter peatonal con la ampliación zonas verdes y peatonales. • Revegetar el espacio público creando lugares saludables y de relación. El proyecto está dividido en 4 ámbitos: 1. El parque de la Rimembranza. Se mantiene la idea de una gran bolsa verde a lo largo del perímetro de la muralla. Se han introducido variaciones geométricas de modo que puedan quedar mejor definidos los ámbitos y redefiniendo la escala de los espacios. 2. Vía Nazario Sauro. La reorganización del tráfico rodado ha permitido peatonalizar una gran parte de la via. Tiene dos objetivos: por una parte, se ha ampliado el tramo peatonal adyacente a la muralla de modo que se pueda percibir con mayor protagonismo en la escena urbana. Por otra parte, se ha introducido una plaza-corredor que aglutina diversos flujos del corazón universitario, dotándolo de una gran bolsa verde que caracteriza este nuevo espacio de relación. 3. Via Verde (sector este). Recuperando el trazo de la antigua via del tren, ahora reconvertido en un eje ciclista y peatonal que comunica la zona portuaria con el centro de la ciudad histórica. En su recorrido, y dado el carácter natural del espacio, el parque lineal va ensanchándose o acortándose en función del paisaje y del arbolado existentes a lo largo del Canal Patri. Se introduce en Via Bastioni a través de la recuperación de un espacio que actualmente está tapiado. 4. Via Verde (sector oeste). Se trata de una continuación natural de la Via Verde hacia la estación ferroviaria. Dadas las condiciones topográficas y el estado inestable de alguno de sus tramos a lo largo del Canal Patri, se ha postergado la actuación en este punto para una intervención específica con una segunda fase posterior. UTE: Gravalosdimonte arquitectos capo grupo, RR architetti, studio Assau, R. Cisternino, F. Caldarone, L. Gianantonio, F. Sansiviero, F. Breglia, A. Furia.
Reactivación antigua almadraba Carloforte
Un luogo contiene due dimensioni: una si riferisce allo spazio come ambiente, sia naturale che antropico, l'altra si relaziona ai flussi, agli incontri, alle narrazioni e i desideri che si svolgono in esso. Una comunitá si mostra radicata a un territorio nella misura in cui ha saputo interpretarlo, producendo ancoraggi tra luogo e memoria, trasmutandolo in un nuovo paesaggio interiore. Con il progetto Tunea é stata esplorata la dialettica tra i due dei grandi protagonisti dell' antica tonnara: gli artigiani e il tonno. Entrambi col tempo hanno intrecciato uno spazio emotivo attraverso le loro numerose interazioni. Il territorio, in questa prospettiva, è costituito da innumerevoli tracce che hanno caratterizzato la vita quotidiana e in cui le reti dei pescatori assumono un ruolo simbolico nell'immaginario collettivo. Attraverso laboratori e workshop sono stati indagati questi due universi coesistenti, quello animale e quello antropico. La proposta per la riapertura degli spazi dismessi, é tesa alla realizzazione di un luogo ispirato allo “spazio dei tonni”, relativo a quello spazio creato tra le reti che si estendono nel mare e lungo i fondale e che solo i tonni hanno il privilegio di abitare, proponendo un ribaltamento dei ruoli. Questa duplice condizione, viene materializzata da una serie di reti galleggianti, costituendo un luogo di nuova identità, di relazioni comuni, uno spazio dal quale guardare il mare con la prospettiva del "cielo sopra le reti" dei tonni, al contempo che si percepisce, anch'esso fluttuante, il tempo degli artigiani. La proposta di intervento ruota attorno al deposito esistente nella vecchia tonnara, interpretando una duplice condizione limite, per la sua posizione strategica tra terra e mare, per la sua natura galleggiante, essendo elevata tra la terraferma e il cielo. Laboratori, derive e workshop. Un primo laboratorio di co-design, ha offerto ai partecipanti la possibilitá di poter finalmente rientrare negli spazi dell’ antica tonnara abbandonata, grazie alla deriva specialmente organizzata per percepirla con un' ottica diversa, prevedendo l' approccio da un percorso immerso nella macchia mediterránea, che ha poi permesso di attraversare la spiaggia e finalmente accedere alla tonnara infondendo in tuti i "flaneurs" un effetto di grande sorpresa. Durante la deriva é stato distribuito un quaderno ai partecipanti chiedendo loro di descrivere le emozioni e le sensazioni attraverso tecniche diverse, disegni, stesura di un racconto o scrittura di parole emerse dai ricordi di quegli spazi. Le successive giornate organizzate presso il Muma e presso l’ ExMé hanno visto lo sviluppo del laboratorio con una raccolta di materiale storico, ritagli di giornali, foto, video, voci ed eco, e posteriormente una mesa in comune di idee e di codesign di possibili usi futuri. L’ ultima giornata del laboratorio é stata disegnata per permettere ai partecipanti di accedere alla Tonnara Piam per imparare dal Raís un approccio allá manualitá a manipolare le reti. Il momento di apertura ed estensione delle reti é stato per tutti un’ esperienza molto intensa proprio perché ha permesso la riconnessione della memoria con le attivitá che quotidianamente vengono realizzate in quei luoghi, e che nessuno dei partecipanti aveva mai avuto possibilitá di realizzare. Le luci, l’ eco del mare e delle voci dei tonnaroti, gli odori, la gestualitá dei movimenti hanno generato un legame che permarrá nel tempo nella memoria sia del luogo sia di chi ci ha accompagnato durante il laboratorio. Co-DesignTra la proposte espresse emergono quella di un cohousing, un centro di formazione per giovani e che finalmente possa un giorno diventare un museo. A questo proposito é emersa la possibilitá di raccogliere i documenti, le registrazioni delle voci e i video e di realizzare dei codici QR da situare in vari punti della tonnara abbandonata per poter accedere al materiale online. Da ció emerge la proposta di installare sulla parte superiore della torretta il lettering proprio con questa frase emersa: «questo non è un museo» a modo di invito che in un prossimo futuro possa diventarlo. Finalmente tra le idee piú iconiche, quella di trasforamre gli spazi esterni dell’ antica tonnara per accogliere un pranzo all’ aperto durante le giornate del girotonno. Ë per questo che sono stati disegnati dei moduli temporanei che ospitano a volte di tavoli, altre delle amache, o semplicemente delle pareti di protezione, costruite con le antiche reti di tonnara. I moduli, facilmente smontabili, a fine festival potranno essere ripristinati nella piazza dei Baruffi per riportare le storie della tonnara in una ubicazione centrale di Carloforte, altre volte potranno essere posizionati lungo il molo ad aspettare i turisti che approdano ed offire un punto panoramico al fresco. Ignacio Grávalos | Patrizia Di Monte Gravalosdimonte per Tunéa - U boot
Despoblación y ruralidad
HABITAR LAS ÁREAS RURALES. WORKSHOP INTERNACIONAL MINDS – POLITECNICO DI MILANO En febrero de 2022 estuvimos dirigiendo un workshop en el Politécnico de Milano en el marco de MiNDS 2022. Esta edición estuvo organizada en torno a siete equipos docentes invitados que debían desarrollar temas propios e independientes. El workshop que propusimos tenía por objeto afrontar la problemática de la despoblación y establecer estrategias de regeneración urbana. Para ello se trabajó en Sannicandro Garganico, localidad del Gargano (Puglia), escogido como un caso paradigmático del territorio de la Italia invisible y que bien pudiera establecer estrategias replicables en otros puntos del territorio. WEEK 0 El informe " encargado en 1972 al MIT por el Club de Roma concluyó que "sin cambios sustanciales en el consumo de recursos, "el resultado más probable será una disminución bastante repentina e incontrolable tanto de la población como de la capacidad industrial". En 2020, la masa mundial creada por el hombre superó a toda la biomasa viva. Es el momento de preguntarnos desde nuestra disciplina en qué emergencias debemos enfocarnos para enfrentar la Incertidumbre. Las regiones cada vez más reducidas de Europa constituyen uno de los principales problemas contemporáneos. La pérdida de población y actividad está produciendo una invisibilidad de núcleos más pequeños que languidecen poco a poco a la sombra de las grandes ciudades. Se considera que la recuperación de estos centros es fundamental para un desarrollo equilibrado y sostenible del territorio. La innovación de los modelos socioeconómicos, la implicación ciudadana, la puesta en valor del paisaje, la recalificación de los espacios públicos y la revitalización de las ruinas son factores esenciales para la nueva reactivación de los espacios rurales. No se trata tanto de musealizar localidades como de intervenir en sus estructuras para recuperar el territorio como lugares alternativos a la vida urbana. Por lo tanto, el tema propuesto tiene como objetivo investigar nuestra responsabilidad frente a la emergencia indagando nuevas formas de vivir en las zonas rurales, con el propósito de definir una estrategia piloto replicable también en otras áreas rurales de similares características. La programación del curso quedó estructurada a lo largo de dos semanas de la manera siguiente: WEEK 1 [aproximación territorial] La primera semana estuvo destinada a la comprensión territorial y al análisis socioeconómico del lugar. [fase de escucha] El análisis del territorio estuvo apoyado por sesiones de entrevistas a varios agentes de la ciudadanía en las que se presentaron visiones tanto desde el punto de vista institucional como desde la perspectiva del tejido asociativo. Los agentes locales pudieron explicar el territorio apoyándose en las vistas generadas por un dron a tiempo real. [análisis territorial] Por una parte se realizó una maqueta a escala 1/50.000 de todo el Gargano, reconociendo las relaciones entre las diversas localidades desperdigadas en una orografía compleja, las vías de comunicación, la potencialidad del emplazamiento del Ayuntamiento analizado cómo puerta de acceso al Gargano, su relación paisajística con los dos lagos y con el Parque Nacional de la Foresta Umbra. Por otra parte, tras una investigación de las actividades productivas del lugar, se detectó la gran potencialidad de la industria de las flores secas, que abarca el 80% de la producción nacional. [actividad productiva] Una vez detalladas las fases de la producción de flores secas [cultivo, recolección, secado, manipulación, almacenaje, venta] se establecieron las correspondientes asociaciones espaciales para detectar las diferentes oportunidades de los espacios vacíos que caracterizan la ”Terra Vecchia”. La primera semana concluyó con una documentación completa del territorio compuesta por: Maqueta del territorio 1/50.000 Planimetría territorial 1/5.000 Planimetría área intervención 1/500 Desarrollo del programa Diagramas analíticos del territorio Estudio biológico de la flora existente WEEK 2 [interpretar el límite] En la segunda semana del workshop se profundizó en la aplicación de una estrategia integral para la zona en la que se valoró la relación de la localidad con el paisaje en su condición de límite urbano y la relación de la trama consolidada con el área estudiada. Se produjeron numerosos debates en los que se realizaron consideraciones sobre las condiciones tectónicas del límite, las relaciones lleno-vacío de la trama, las posibilidades de la nueva materialidad, las conexiones y flujos de la intervención con la trama adyacente, las interpretaciones de los nuevos espacios públicos o las repercusiones de los diferentes usos para la activación de los vacíos. [estrategia general] Al final del proceso, se concluyó con una estrategia que proponía los siguientes objetivos: Utilizar los vacíos existentes en la trama para realizar nuevas conexiones transversales entre los “vícoli” existentes. Poner en valor los vacíos como expansiones del espacio público, formando ensanchamientos, plazas y jardines en los que la naturaleza presente en el paisaje recobraba un protagonismo urbano. Reconstruir una serie de piezas situadas en el límite que pudieran acoger nuevos usos capaces de activar el espacio. Restaurar parte de las paredes en ruinas creando jardines al aire libre. Establecer una dialéctica a través de la materialidad entre lo existente (el muro de piedra) y lo contemporáneo (el muro de hormigón). Integrar cómo nuevos usos para reactivar el ámbito más degradado, laboratorios de innovación relacionados con la producción de flores secas, residencias temporáneas para el personal de investigación de los laboratorios, huertos e invernaderos entre las viviendas en ruinas para la cultivación de especies autóctonas, y finalmente unos espacios expositivos  de las flores mas singulares en unos edificios icónicos situados al final de  los “vicoli” y en relación con el Canal cercano. Al final de la segunda semana, se produjo la siguiente documentación: Maqueta general del área de intervención 1/200 Maqueta de módulo piloto 1/100 Diagramas de la estrategia Planta general de intervención 1/200 Secciones y alzados urbanos 1/200 Renders generales FINAL_EXHIBITION El workshop finalizó con una exposición del trabajo realizado. Para ello se realizó un recorrido secuencial de espacios. El acceso al aula recreaba un espacio oscuro que tenía de fondo una grabación del territorio realizada con un dron que permitía observar la relación trama construida – vacío – naturaleza. El siguiente espacio estaba formado por las maquetas territoriales del Gargano, fragmentadas y separadas en unidades de modo que permitía observar los abruptos cambios de nivel a través de las secciones.
Reactivación edificios sin uso
"Tools for the generative commons: Practices, processes and design" Edited by Patrizia Di Monte and Verena Lenna, Publisher: Saint Gilles - Sint Gillis (Belgium): Generative Commons House, 2022. Esta publicación recoge parte de la investigación desarrollada durante los últimos tres años en el marco del #proyectoeuropeo Generative Commons, financiado por la Comunidad Europea con fondos europeos Horizon 2020 y pretende dejar un registro a modo de manual. En ello han participado varios de los partners del proyecto europeo Generative Commons financiado con fondos de la #comunidadeuropea #horizon2020 @patriziadimonte co-editora del libro, ha desarrollado la sección relativa a los #UsosTemporales; Alessandra Quarta y Antonio Vercellone, de la @unitorino y coordinadores del proyecto, abordan las cuestiones legales; el @CLTBruxelles explora modelos de #gobernanza mientras que Yannis Efthymiou, Vily Mylona y Giannis Zgeras, investigadores de @OLAthens proponen modelos para implementar herramientas de #participaciónciudadana. La diversas herramientas desarrolladas, están destinadas tanto la a ciudadanía cómo a las administraciones públicas, y permiten abordar los diversos procesos necesarios para la reactivación de edificios abandonados y vacíos urbanos. Patrizia Di Monte en cuanto #ProjectPartner del proyecto, ha desarrollado el apartado relativo al TUT “Temporary Use Toolkit”, articulado en tres herramientas específicas: “Learning from innovative best practices”, “Six steps strategy to reactivate empty spaces” y “Temporary Use Office”. La primera establece un modelo analítico de aproximación a los casos de estudio mas significativos, entre 250 nuevos espacios culturales híbridos analizados en Europa durante la investigación, a través de lecturas de sus características urbanas y espaciales. Esos modelos alternativos utilizan los vacíos urbanos para dar respuesta a las necesidades cambiantes de la sociedad, con un trasfondo experimental, tanto en el tratamiento del espacio, en los modelos de gestión así como en las formas de relación con las administraciones locales. El modelo analítico pretende incidir en la medición del impacto de estas piezas sobre la realidad urbana. En este sentido, considera su área próxima de influencia bajo una perspectiva peatonal que le permite detectar necesidades reales en función de los servicios disponibles y de las demandas detectadas. Tienen, por tanto, una voluntad de expandirse de ellos mismos y su actividad se considera una forma de relación con el contexto próximo. La implementación de las actividades, lejos de constituir una realidad fosilizada, presentan una reprogramación constante de modo que se puedan adaptar a los cada vez más veloces cambios de la vida cotidiana. Se ha considerado el estudio de casos de éxito con el fin de poder extrapolar las condiciones en las que un uso temporal es capaz de volver a insertar a un edificio abandonado en un nuevo ciclo de vida. Esta selección ha escogido casos en los que la figura del uso temporal ha resultado fundamental en la ocupación del espacio, tanto exteriores (solares, plazas) como interiores (edificios). Los casos seleccionados se dividen entre las experiencias profesionales de éxito implementadas por la Project Partner Patrizia Di Monte en la ciudad de Zaragoza, y otros relativas a experiencias europeas analizadas por gE.CO. Los dos primeros se han escogido por el conocimiento exhaustivo de la autora, ya que a través de ellos consiguió elaborar un proceso metodológico para la reocupación de espacios abandonados mediante usos temporales, tal y cómo se recogía en el Grant Agreement inicial de gE.CO. Estos programas comprenden tanto la elaboración de una metodología específica, el desarrollo de proyectos y la ejecución de los mismos. Introduce la figura de la Oficina de Usos Temporales para la gestión de las diversas intervenciones inspirada en la Oficina Técnica @estonoesunsolar creada para la gestión de los usos temporales en solares en @ayuntamiento_zaragoza a lo largo de los años 2009 y 2010. Los últimos tres responden a la voluntad de confrontar otros puntos de vista y otros modos de actuar con diversas metodologías. El primero de ellos, @zinneke.parade Masui (Bruxelles) está gestionado por una asociación encargada de desarrollar diversas actividades (festivales, talleres). El segundo de ellos, @lesgrandsvoisins (París), abarca una escala mucho mayor que contempla un conjunto de varios edificios e introduce varias asociaciones en su gestión. Todos ellos tienen una voluntad no solo de dar respuesta al abandono de un edificio, sino de participar activamente en la regeneración urbana y social del entorno.
Biennale Architettura di Venezia Padiglione Italia
Progetto Scalo Grassano L’intervento nello Scalo di Grassano mira a creare una rete di località che, attraverso infrastrutture comuni, condividano servizi, generando flussi, interazioni e sinergie trai borghi sulle cime e gli snodi a valle. Un modello di utilizzo delle risorse, ma anche la creazione di un sistema che riesca a stabilire connessioni tra località vicine dotandole di una nuova centralità. La riattivazione dello Scalo fa parte di una più ampia visione territoriale che si propone divalorizzare gli elementi naturali (rete idrologica e campi di coltivazione) e le infrastrutture esistenti (binari e rete ferroviaria). Questi convergono nella valle, che assumerà una nuova veste grazie alla trasformazione e al riciclo dei paesaggi abbandonati. L’idea del progetto parte dalla riprogrammazione di un’infrastruttura ferroviaria dismessa (hardware) e dalla realizzazione di attività innovative (software), attivando un sistema di connessioni territoriali e promuovendo modelli di innovazione sia sociale che tecnologica, strategia replicabile in numerosi altri punti del territorio italiano che condividono le stesse problematiche di spopolamento. Il programma proposto è in grado di reinterpretare le attività presenti storicamente nel territorio, agricoltura e artigianato, con una visione innovativa, prevendo un HackLab, con laboratori di prototipazione ed incubatori di imprese in grado di stabilire connessioni con la Open Design School promossa da Matera, Capitale europea della Cultura per il 2019. In questo vivaio di iniziative civiche, coesistono spazi per attività di ricerca e sperimentazione, a supporto di laboratori di imprenditoria necessari allo sviluppo economico locale.
Proyecto Piloto Supermanzana Barcelona
00Proyecto Piloto Supermanzana Barcelona. Intervención de nuevo espacio público. Los cuatro cruces internos de la supermanzana (superilla), antes destinados al tráfico, se iban a convertir en espacios peatonales. Cada uno de ellos, estaría destinado a un derecho ciudadano (cultura, ocio, participación e intercambio), siendo “estonoesunsolar” invitado por la UIC para dirigir el relativo a la “cultura”. En el workshop se establecieron las siguientes líneas estratégicas: Estrategia 1. El icono como unificador de un espacio imaginario. La primera cuestión observada tras la implantación de la supermanzana fue la constatación de que a pesar de haber cambiado el sistema de movilidad, los peatones seguían circulando por el espacio habitual, mientras que el inmenso espacio central, antes destinado al tráfico y ahora al uso peatonal, quedaba como un residuo flotante asfaltado a la espera de ser reapropiado. Uno de los objetivos propuestos fue dotar al espacio de una nueva identidad que hiciera legible los nuevos límites del ámbito peatonal, y que transmitiera así mismo, los nuevos valores ambientales de la circulación débil y restringida. Para ello se decidió homogeneizar el espacio, convirtiendo el “panot”1 en un icono , de modo que crease un ámbito peatonal a través de la utilización fuera de escala de un objeto cotidiano reconocible . Estrategia 2. El espacio público como soporte. Existía la voluntad desde un inicio de crear un soporte rotundo pero indeterminado, un escenario para que pudieran suceder acontecimientos y que diera lugar a acciones imprevistas. Se planteó el espacio público como contenedor, como escenario. Dada su magnitud (45 x 45 metros) se podrían desarrollar numerosas actividades, tanto planificadas como espontáneas. Estrategia 3. Orden y escala. Los panots seguían una retícula perfecta, insertados en una malla que respondía a la cuadrícula de la pavimentación. Dentro de esa regla, existirían vacíos pero siempre vinculados al orden existente y esos mismos vacíos eran portadores de significados en una escala más amplia (vista cenital). La operación de insertar una trama de "Panots" dibujados en blanco, permitía eliminar la sensación y la percepción del espacio asfaltado y negro, con las consecuencias ambientales correspondientes (calentamiento, iluminación, reflejo, etc.) Estrategia 4. Participación y comunicación. La intervención tuvo un profundo sentido participativo. Por un lado se realizaron sesiones previas al inicio del workshop con las diversas asociaciones y colectivos existentes de modo que la operación pudiera dar respuesta a necesidades reales. Por otra parte, y una vez iniciado el taller, se realizó una campaña de implicación ciudadana. Para ello se creó el eslogan “¿Quién te ha dicho que tú no pintas nada?”, que pretendía, con cierto grado de provocación, involucrar a los vecinos en la intervención propuesta. Durante los cuatro días que duró la acción, numerosos vecinos o peatones casuales contribuyeron a la creación directa de su espacio público, colaborando en la acción de pintar el asfalto y fortaleciendo los sentidos de apropiación y pertenencia del espacio urbano. Estrategia 5. Los nuevos ciclos de vida. La condición de reciclaje estuvo presente en toda la intervención. Los estudiantes exploraron las posibilidades de adquirir material gratuito de los talleres y centros cercanos. De ese modo se pudo conseguir la pintura, paneles de madera de restos de corte de una carpintería, tubos de pvc de una obra cercana, etc. , y fue con ellos con los que se ejecutó la totalidad de la intervención. De ese modo, se finalizó el ensayo de la primera supermanzana, abriendo la posibilidad del debate a través de la acción positiva. Muchas cosas deberán mejorarse, pero las primeras reflexiones ya se pueden estudiara desde los espacios posibles.
rigenerazione marine lecce
29"Lecce é il suo mare" progetto di rigenerazione delle marine di Lecce. Mappa della Rigenerazione delle Marine di Lecce Il programma di rigenerazione del quartiere litorale di Lecce, dopo un lungo lavoro di condivisione svolto con le diverse comunità del litorale nel mese di settembre, ha portato alla stesura di un masterplan in cui sono individuati gli interventi che, ricadendo nell’ambito degli Obiettivi Tematici (OT) del Bando, in una visione di grande respiro possano rispondere ai bisogni più urgenti delle marine leccesi. Quattro tavoli tematici: così è stato articolato il workshop “Nei luoghi della rigenerazione”, che rappresenta il momento finale del percorso partecipato “Lecce è il suo mare”, avviato dall’amministrazione comunale di Lecce per la costruzione del progetto di rigenerazione delle marine leccesi. I tavoli corrispondono ai quattro temi del bando regionale cui il governo cittadino ha stabilito di partecipare con apposita delibera: energia sostenibile e qualità della vita; biodiversità infrastrutture verdi; risorse culturali e ambientali; inclusione sociale e sviluppo sostenibile. Tutor del workshop l’architetto Patrizia Di Monte dello Studio Gravalosdimonte Arquitectos di Saragozza, responsabile programma di rigenerazione condotto nella città spagnola. A lei il compito di presentare, a conclusione dei lavori dei tavoli tematici, l’esperienza di rigenerazione urbana denominata “Estonoesunsolar” a Saragozza, con riferimento soprattutto alla governance adottata per l’attuazione del programma nella città spagnola. Il progetto “Lecce è il suo mare” è frutto della sinergia tra Politiche urbanistiche, della Programmazione strategica, dei Lavori dell’Ambiente e dei Trasporti. Il tema delle marine e della rigenerazione di 25 km di coste, pone una serie di questioni quali la necessità implementare parcheggi, viabilità, trasporti, in una parola i servizi pubblici quale “ossatura di una visione di sviluppo sostenibile”tra essi si contemplano anche ipotesi di “mobilità alternativa”. Il percorso di partecipazione ha coinvolto le aree di Frigole, San Cataldo, Torre Chianca, Spiaggiabella e Torre Rinalda, Parco di Rauccio, l’amministrazione comunale, del sindaco Carlo Salvemini, l’assessore all’Urbanistica Rita Miglietta e il gruppo di lavoro che ha affiancato gli uffici del settore Urbanistica nella redazione del progetto dell' Asse XII “Sviluppo Urbano Sostenibile”. Il percorso di partecipazione Lecce è il suo mare si è sviluppato in incontri con le comunità dei residenti, dei villeggianti, degli imprenditori delle marine leccesi: da questi sono scaturite proposte e idee, sono state segnalate urgenze e necessità. Al momento dell’incontro e del confronto sono seguite le “passeggiate di comunità” che hanno portato la cittadinanza a riscoprire e riappropriarsi della coscienza dei luoghi che caratterizzano la costa leccese e la rendono ricca di potenzialità ambientali, culturali, paesaggistiche. Dal lungomare di San Cataldo, al bacino dell’Idume, da Torre Veneri all’Idrovora e al paesaggio della Riforma di Frigole, alle splendide spiagge di Spiaggiabella e Torre Rinalda, al Parco di Rauccio. Il workshop finale, tenutosi a San Cataldo, è servito a fare sintesi attorno ai quattro temi che il bando regionale per lo “Sviluppo Urbano sostenibile” sollecitava alle amministrazioni comunali: energia sostenibile e qualità della vita; biodiversità e infrastrutture verdi; risorse culturali e ambientali; inclusione sociale e sviluppo sostenibile.  
Concurso Mercado central Zaragoza
Propuesta para la fase transitoria del Mercado Central y sus repercusiones en el estado definitivo. La situación de reforma del Mercado supone el realojo de la gran mayoría de los minoristas que actualmente lo ocupan. Esta situación, en la mayoría de los casos, generalmente se soluciona con la instalación de una carpa temporal que simula, durante un tiempo, la organización que ya tenía el mercado inicial, aglutinando a todos los minoristas en torno a un espacio único. Esta estrategia da una solución a las cuestiones de la logística y de la proximidad entre los diversos puestos de venta, sin embargo, presenta dos graves problemas: • El coste económico de la carpa es muy elevado. Se trata de una inversión que da respuesta solamente a la fase transitoria, pero que una vez concluida esta, no deja huella ni revierte nada a la ciudad. • El impacto urbano que puede tener una pieza transitoria de las características necesarias para realojar a todos los minoristas en un entorno histórico a lo largo de un periodo establecido entorno a dos años, puede deteriorar seriamente el paisaje urbano. Por todo ello, se han buscado soluciones alternativas que permitan ensayar nuevos modos de realojamiento de una parte de los comerciantes y que a su vez permitan activar diversas zonas tanto en la fase transitoria como en el estado definitivo. Este sistema se logra a través de la implantación de “microlonjas”, consistentes en agrupaciones de comerciantes que a través de una oferta diversa (verduras, pescado, carne, etc...) van creando pequeños núcleos que tienen el carácter de ser un mercado. Se ha estudiado la disponibilidad de edificios y locales sin uso, así como los solares existentes a ambos lados del mercado. Por una parte se ha analizado el entorno próximo del barrio de San Pablo, detectando numerosas oportunidades de ocupación de locales. Por otra, se ha realizado la misma operación en el entorno del Temple. En ambas zonas existen numerosas oportunidades de alojar las microlonjas. Se ha estudiado así mismo una tercera zona, correspondiente al ámbito del Palacio de Fuenclara, donde se propone la implantación de un mercado, esta vez con un carácter más vinculado al turismo, de modo que sirva de foco atracción al flujo generado por la calle Alfonso. De las tres zonas, se ha realizado un estudio exhaustivo de los locales disponibles, precios, superficies, características, etc., de modo que esta estrategia pudiera garantizar su viabilidad. Esta intervención, presenta las siguientes ventajas: 18 1. En la fase transitoria, se dan alternativas de localización a los comerciantes actuales que se distribuyen en plaza anexa al mercado (carpa) y también por los actuales locales sin uso infiltrándose tanto en los barrios de San Pablo como el del Temple. 2. La propuesta reactiva espacios inactivos de la ciudad. Se trata de pequeñas reformas o adecuaciones en locales existentes, actualmente sin uso, para alojar temporalmente microlonjas de 5-6 puestos. Esta actividad generada pretende mantenerse una vez que vuelva a entrar en funcionamiento del mercado, ya sea con los minoristas establecidos en la fase transitoria o bien con nuevos comerciantes. En este sentido, una vez generado un flujo comercial podría abrirse la oferta a otras propuestas menos convencionales pero siempre conectadas con la actividad. 3. La inversión realizada, deja huella, ya que una vez acabada la fase transitoria, ese local estará disponible para continuar esa actividad u otra alternativa. 4. Genera una actividad económica. Alquiler de local, reforma, uso, etc... La actividad económica provocará una actividad urbana, y por tanto una revitalización del entorno. 5. Genera flujos de gente, reactiva calles que actualmente no tienen actividad (calle Armas) o la tienen concentrada en franjas de ocio nocturno (calle Temple).
Regeneración Urbana Maella
Programa integrado de regeneración urbana del Casco Histórico del Ayuntamiento de Maella Zaragoza. Proyecto de diseño urbano del nuevo espacio público. Proyecto de equipamiento deportivo para la reactivación de la Plaza Martires de Maella.  
Regeneración urbana sostenible Regione Puglia
Las áreas despobladas europeas constituyen una de las grandes problemáticas del territorio europeo. La pérdida de población y de actividad está produciendo una invisibilización de núcleos menores que van languideciendo paulatinamente a la sombra de las grandes ciudades. Se considera que la recuperación de estos núcleos resulta fundamental para un desarrollo equilibrado y sostenible del territorio. La innovación de los modelos socio-enconómicos, la implicación ciudadana, la puesta en valor del paisaje, la recualificación de los espacios públicos así como la revitalización de la ruina son factores esenciales para la nueva reactivación de las áreas rurales. No se trata tanto de musealizar las localidades sino de intervenir en sus estructuras para volver a recuperar el territorio como lugares alternativos a la vida urbana. Se ha escogido una población italiana que bien puede ser representativa de muchas de las problemáticas existentes a lo largo del territorio italiano. Se trata de Sannicandro Gargganico, una población de cerca de 15.000 habitantes situado en el Parque Nacional del Gargano (Puglia). La localidad, situada a lo largo de las colinas…., está rodeada de un gran potenical paisajístico (el mar Adriático, el Parque Natural, …) que la dota de un potencial propio. Sin embargo, la población tiende a decrecer, los jóvenes abandonan el territorio y la actividad existente, mayoritariamente agrícola, presenta síntomas de agotamiento. El casco histórico, caracterizado por estrechas y quebradas calles en pendiente, ha sucumbido frente a los ensanches urbanos y ha sido parcialmente abandonada, despojando a la población  de lugares simbólicos  e identitarios tejían lazos con su historia y su pasado. Se ha considerado un área perteneciente a la Terravecchia, el núcleo original de la población. Actualmente se trata de una zona muy devaluada, parcialmente abandonada y en un avanzado estado de degradación. Muchas de las edificaciones se encuentran abandonadas  o en estado de ruina. Se extiende a lo largo de un promontorio que limita tanto con un espacios de colinas de cultivo como con una extension del casco histórico. Su condición fronteriza permite arrojar una vision de esta zona como pieza de articulación entre el tejido urbano y el paisaje natural. El objetivo del curso consiste en la elaboración de una estrategia integral que abarque todos aquellos procesos complejos que pueden influir para la “reprogramación” de esta trama urbana devaluada. Para ello se deberán considerer aspectos sociales, económicos, urbanos y paisajísticos. Se deberá proponer una estrategia. Se explorarán modelos innovativos investigando en las posibilidades de los usos temporales como modelo de regeneración urbana. Bando Rigenerazione Urbana Sostenibile Regione Puglia. SISUS Sannicandro Garganico, Progetti finanziati 2.000.000 €: Corso Garibaldi, Canale Vallone,  Nuovo polo di aggregazione sociale via Nino Rota.
Regeneración urbana de edificios en desuso
QUÉ HACEMOS Desde el estudio, apostamos firmemente por la reutilización de los diversos vacíos urbanos existentes en las ciudades mediante programas de innovación social y urbana, habiendo ensayado la recuperación de espacios en desuso o abandonados a través de diferentes procesos de regeneración urbana. QUÉ HEMOS HECHO Venimos apostando desde 2005 por políticas de reúso a través de varias iniciativas. Para el área de Cultura, para el Pich, para el área de Urbanismo y para la Sociedad Municipal Zaragoza Vivienda del Ayuntamiento de Zaragoza, hemos ideado el programa experimental “estonoesunsolar” tendente a la transformación de solares, tanto públicos como privados, en espacios públicos temporales, vertebrado a través de amplios procesos de participación ciudadana, siendo reconocido a través de numerosos premios y reconocimientos. Se han incorporado más de 60.000 m² de espacio público a la ciudad a través de numerosas intervenciones. QUÉ QUEREMOS HACER En este contexto, queremos experimentar nuevas formas de desarrollo a través de una estrategia social y urbana innovadora. Queremos trabajar sobre el paisaje del abandono, el reciclaje de lo existente y la reconsideración de su metabolismo entendiéndolo una nueva manera de entender la arquitectura a través de intervenciones en las que la transformación es un valor. OUT pretende impulsar el estudio y valoración de las posibles Intervenciones en edificios tanto publicos como privados sin uso, no solo con el fin de reutilizar estos espacios de nuestro tejido urbano, sino de contribuir a la revitalización económica de zonas degradadas de los distintos barrios de nuestra ciudad, generando empleo con las nuevas actividades que surjan en estos edificios, favoreciendo la implantación de nuevas empresas, asociaciones, colectivos de artistas y creadores. QUÉ OBJETIVOS TIENE OUT Los principales objetivos del programa son: 1. Fomentar el modelo de ciudad compacta y el ahorro de suelo, reusando y rehabilitando edificios abandonados o en desuso con la implementación de usos temporales. Se pretende incidir en la implantación de una sensibilidad cultural hacia cuestiones de la vida útil de los edificios, de sus ciclos de vida, de la reutilización de recursos, de su incidencia mediomabiental, de la necesidad de reducir costes de mantenimiento. 2. Agilizar los procesos de regeneración urbana del patrimonio en desuso en la ciudad a través de propuestas de carácter temporal. La activación de piezas concretas pertenecientes a una calle o barrio tiene la capacidad de poder re-activar su entorno inmediato. Se deberá estudiar, por tanto, la potencialidad de reactivación que tenga el espacio propuesto. Para ello, será necesario englobarlo en un contexto general que contemple cuestiones socio-económicas. 3. Implicar la ciudadanía de una forma activa y favorecer la sharing economy entendiendo que es el ciudadano el beneficiario prioritario. Se propone compartir la responsabilidad y el cuidado de aquellos bienes comunes en desuso, revertiendo su uso y pactando acuerdos de cesión de usos. 4. Impulsar la actividad económica y cultural, facilitando el acceso al emprendimiento, fomentando el desarrollo económico y fortaleciendo la dimensión cultural. 5. Reducir los costes derivados de la actividad empresarial y facilitar la creación de nuevo empleo. 6. Crear un espacio de mediación y nuevas relaciones administración-ciudadanía. Dotar de mayor agilidad y flexibilidad a las relaciones administrativas. 7. Experimentar modelos innovativos de gestión del patrimonio a través de modelos no convencionales. 8. Fomentar la creación de redes de conocimiento basadas en la inteligencia colectiva con la difusión de las experiencias realizadas y con la colaboración de otros casos internacionales. CÓMO LO VAMOS A HACER Todo ello se debe materializar en acciones concretas que permitan desarrollar los objetivos. Para ello, se articulan las siguientes acciones: 1. Reutilización de edificios o locales públicos actualmente en desuso, e incorporación como nuevos espacios productivos a la trama urbana consolidada. Se actualizarán y completarán los estudios existentes de las zonas abordadas mediante la metodología expuesta más adelante. 2. Facilitación de procesos de interacción entre los diversos actores participantes en la que se articulen nuevos modos de gestión de esos espacios. Interacción de agentes interesados, usos y tiempos propuestos y espacios disponibles. 3. Creación de una marco que haga al programa reconocible por todos los agentes intervinientes y capaz de trasladar las ideas principales de las intervenciones. Se propone el nombre OUT. OFICINA DE USOS TEMPORALES (Office for Temporary Use) que actuará como signo identificativo de aquello espacios abordados. 4. Creación de convocatorias que establezcan los acuerdos y condiciones de las cesiones gratuitas temporales de los espacios seleccionados. 5. Establecer una red de difusión para abrir esta iniciativa experimental a todos aquellos agentes interesados.
Concurso de regeneración urbana OPEN TARANTO
CONCORSO INTERNAZIONALE DI IDEE PER LA DEFINIZIONE DEL PIANO DI INTERVENTI PER IL RECUPERO, LA RIQUALIFICAZIONE E LA VALORIZZAZIONE DELLA CITTA’ VECCHIA DI TARANTO. SEI microinterventi per TRE assi urbani strategici In questa fase, definita nel Masterprogram come “Colonizzazione Creativa” vengono fissate le direttive e gli orientamenti per l’attivazione del processo di rigenerazione. Il progetto individua 3 assi urbani, strategici e rappresentativi (Via Cava, Postierla Nuova, Postierla Immacolata), come campo di azione iniziale. Sono i 3 assi principali di connessione urbana, che permettono di attraversare la città nella sua dimensione trasversale, che è in maniera evidente la più ricca, eterogenea ed interessante. Tre “ecotoni” attraverso i quali si relazionano le differenti anime della città: i due mari, la città alta e la città bassa, l’anima borghese e quella popolare. Da questi tre elementi spaziali si è deciso di iniziare, iniettando al loro interno quella nuova linfa, capace di attivare la nuova urbanità necessaria alla metabolismo di quello che è lo straordinario sistema storico e stratificato di una città fatta di livelli differenti (che oggi appaiono ormai quasi illeggibili), di un sistema di relazioni sociali oggi ancora forti, ma sempre più fragili, e alla valorizzazione della “bellezza” di Taranto: una bellezza in senso letterale che ha catturato e convinto nel tempo pittori, fotografi, artisti in genere a raffigurare colori, masse, luci, ombre e vita della città e che appare ancora oggi (nonostante questo tempo recente fatto di degrado e inviluppo) attraverso una tavolozza di colori calda, che seppur sbiadita si presenta ancora come particolarissima e persistente nella sua armoniosa varietà. Dentro questa cornice, il progetto prevede 18 azioni, 6 per ognuno dei 3 assi di rigenerazione individuati. Una serie di microinterventi partecipati capaci di delineare un dialogo inedito tra storia e contemporaneità e pensati per rispondere a 4 Macro obiettivi di carattere generale che sono: 1. GENERARE POLI CATALIZZATORI DI NUOVE ATTIVITÀ 2. ATTIVARE CONNESSIONI MATERIALI E IMMATERIALI 3. MIGLIORARE LA SCENA URBANA 4. COSTRUIRE UNA NUOVA IDENTITÀ URBANA Il progetto va quindi ad agire concretamente su vuoti, pieni e connessioni nel tentativo ricostruire le relazioni trasversali tra i due mari e allo stesso tempo riconnettere e valorizzare i vari livelli stratificati (fisici e non) della città. Lo fa materialmente attraverso l’inserimento delle 3 nuove funzioni “colonizzatrici” nei Palazzi Amati, Delli Ponti e De Bellis, che diventano il volano del processo innestandosi anche su proto-colonie esistenti (i primi tentativi di rigenerazione urbana già attuati come ad esempio del Palazzo d’Aquino e l’ex Caserma Rossarol sede dell’Università o del Laboratorio urbano-Cantiere Maggese nella chiesa di San Gaetano, o del Co-Working di Palazzo Ulmo). Lo fa valorizzando e mettendo in gioco in maniera creativa e partecipata edifici, vuoti urbani, corti, ipogei e tetti, risorse oggi latenti, in attesa di ricoprire un ruolo, una funzione e una propria identità dentro il tessuto urbano; lo fa declinando in maniera innovativa le “Case Natura” come nuova tipologia edilizia capace di fornire oltre che i servizi di quartiere, nuove modalità di connessione, nuove opportunità in termini di spazi di lavoro, diventando anche elemento attraverso il quale declinare il tema del verde dentro la città vecchia; lo fa coinvolgendo e valorizzando il capitale socio territoriale, inserendolo nel processo come protagonista assoluto. El concurso internacional de ideas Open Taranto, promulgado por la Presidenza del Consiglio dei Ministri italiana, el Ayuntamiento de Taranto, el INU, con el apoyo de la Regione Puglia y organizado por Invitalia, tiene como objetivo impulsar la regeneración urbana de la Cittá vecchia di Taranto. Hemos participado al concurso formando una UTE con el estudio de Mario Cucinella architects y nuestra propuesta «Taranto Respira» ha resultado una de las 5 premiadas, recibiendo una mención por «el valor asignado a la involucración de la ciudadanía en el proceso de transformación y por la definición de una solida estrategia en su implementación». Queremos agradecer al estudio de Mario Cucinella, a nuestros socios y compañeros Land Milano, Maurizio Carta, Carlo Colloca, Luigi Oliva, TMS Engineering – Domenico Mancini, Studio De Vita & Schulze, Ezio Micelli, Francesco Baratti, PPAN y Action Aid Taranto, entre otros. El proceso nos ha visto involucrados en un team interdisciplinar con perfiles muy variados y complementarios, lo que nos ha permitido elaborar una estrategia con un enfoque experimental y con una metodología muy inovativa.
Intervención paisajística LANAJA patrizia di monte
Intervención paisajística en Lanaja, desierto de los Monegros. La intervención global propone un área de aparcamiento y una zona de acogida. El área de aparcamiento disponde de 93 plazas para vehículos y una zona de aparcamiento para autobuses. Se ha simplificado al máximo el carácter de la intervención, haciéndola sencilla pero muy legible, de modo que permita disponer la distribución de coches de forma ordenada. Para ello, se ha dispuesto de una serie de piezas longitudinales que delimitarán la zona de aparcamiento, formadas por alcorques lineales que puedan albergar arbolado de secano y marcar así unas líneas en la parcela organizadoras del aparcamiento. Estas piezas estarán formadas por un bordillo pintado delimitador, unos mojones de hormigón pintado que vayan pautando el aparcamiento y una interior formado por arbolado (almendros) sobre una base de corteza de pino. Tienen la voluntad de constituir señales legibles en la parcela de modo que permita orientarse desde largas distancias. La superficie general de la zona de aparcamiento se formará a partir de un acabado terrizo. El espacio de acogida está formado por una “plaza” articulada en dos espacios. Uno de ellos está constituido por una franja de vegetación de secano (plantas tapizantes). El otro, dispone de una plataforma de hormigón que contiene elementos de señalética, bancos y una pérgola que hace las funciones de punto de encuentro. Las plantas tapizantes estarán delimitadas por los mismos bordillos que se han utilizado en las franjas de aparcamiento para dotar de una coherencia unitaria a toda la intervención. Se han dispuesto de piezas de hormigón que van formando soportes para la cartelería y que se transforman en bancos de cara a la laza. A lo largo de la plataforma aparecen alcorques circulares que contendrán arbolado de secano. La pérgola está formada por perfilería metálica y su acabado será de brezo pintado para ofrecer una señal visible desde la distancia. Para garantizar la viabilidad de la intervención, se ha desglosado en tres fases: La fase I y II, abarca una primera zona de 1.550 m² y la fase III, una superficie de 3.543 m². Fase I. Una primera intervención que incorpora una pequeña plaza (espacio de acogida con carteles y arbolado) y una zona de aparcamiento para unos 43 vehículos. Fase II. Mejora la presencia de la plaza, incorporando más superficie y una pérgola. Mejora la organización del aparcamiento introduciendo un suelo más adecuado (terrizo) y vegetación. Fase III. Amplía la zona de aparcamiento en 50 plazas más y una zona para autobuses.
Gravalos di Monte - Danza contemporanea
Hace unos meses, junto con el festival TRAYECTOS “Danza en paisajes urbanos”, empezamos a trabajar sobre la elaboración de una “máquina de bailar”. El objetivo consistía en construir un artefacto para introducirlo en un patio de colegio de modo que, a través de la música, cambiara las dinámicas de comportamiento de los niños en el tiempo del recreo. La máquina, deberá ir apareciendo por diversos espacios educativos de la ciudad, dentro del programa municipal “Barrios creando, creando barrios” que fomenta la inclusión, la integración y la participación. Los espacios de poder. La primera cuestión consiste en una reflexión sobre la ocupación del espacio libre de los colegios a través de las diversas actividades desarrolladas. En este contexto, se observa un aplastante dominio del mundo del fútbol que, en una posición de centralidad, se apropia de los mejores espacios. Paralelamente se detecta una ocupación alternativa de otros espacios residuales por parte de niños que no estaban inmersos en el sistema dominante. Se ha trabajado sobre las ocupaciones, los flujos y las dinámicas, analizando la apropiación de los intersticios y evaluando la dialéctica de los diferentes espacios jerarquizados por los hábitos más comunes. La transformación del espacio. Se han formulado diversas maneras experimentales de transformar el espacio al que los niños están habituados a percibir de un modo muy determinado y, por tanto, a asociarlo a una actividad muy concreta. Se decidió modificar la percepción del lugar (la escena lúdica) como primer paso para crear un espacio inédito, casi onírico, que pudiera albergar actividades imprevistas. Para ello se ideó una intervención gráfica que hacía referencia a los circuitos de las tarjetas de sonido, ya que contenía una serie de trayectos y cruces que, una vez conectados, activaban puntos concretos. De ese modo, la metáfora del recorrido permitiría ir recorriendo los espacios del colegio destinados al recreo, hilvanando puntos estratégicos, modificando los flujos cotidianos y redescubriendo intersticios antes invisibles. Cada recorrido, dibujado en el suelo, contiene una serie de mensajes escritos (“Baila”, “Siente”, “Respira”, “Salta”, “Gira”...) que serán puestos en escena con varios ejercicios ensayados durante varias sesiones por Lucía Reula a modo de coreografía. Sin embargo, posteriormente se quedarían como trazas a la espera de ser activadas con nuevos códigos y nuevos usos. En ese sentido, se ha creado un escenario al servicio de la imaginación y la inventiva, que permitirá ser reinterpretado por los niños e inventarse nuevos juegos o desarrollar actividades inesperadas en una red de recorridos y cruces. La máquina de bailar. La máquina de bailar materializa la llegada de la música a un espacio. Contiene todo lo necesario para desarrollar la acción. Más allá de su función contenedora, es un artefacto móvil que, una vez que llega a un lugar, se despliega permitiendo la emisión de música que puede conectarse desde cualquier dispositivo móvil. Más allá de su función puramente musical, proporciona también un espacio para la contemplación, formulando paisajes urbanos oníricos a través de unos conos de visión construidos con espejos, que deforman el espacio a través de diversos reflejos. De este modo, se puede contemplar un espacio cotidiano transformado en lago distinto, algo mágico, en el que las leyes cartesianas del espacio se disuelven en mil fragmentos y permiten concebir que otro espacio es posible. Créditos Cultural promoter: Festival Trayectos Danza en paisajes urbanos. Nati Buil, director; Playground design + installation: Ignacio Grávalos +Patrizia Di Monte architects, estonoesunsolar; Dance choreographer: Lucía Reula; Ethnógraphy: Félix A. Rivas; Photo: Marta Aschenbecher (Colegio Santo Domingo); Trayectos; Gravalosdimonte, Santo Domingo, Ramiro Solans, Fernando Católico, Zaragoza,
Urban Kitchen
En junio de 2014, gravalosdimonte fueron invitados al Festival Internacional“This is not Detroit”, promovido por la Schauspielhaus de Bochum (Alemania). El leitmotiv del festival se articulaba en torno a ciudades que se enfrentaban a una nueva realidad, en el horizonte de la desaparición de muchas de las grandes fábricas que la multinacional General Motors había desplegado sobre ciertos territorios. Se debía reflexionar sobre nuevas situaciones inéditas (sociales, económicas, productivas…) que se cernían sobre un nuevo e imprevisto paisaje social. Se propuso la creación de un dispositivo público móvil (urban kitchen) que debía interactuar en diversas zonas de la ciudad. Pretendía ser una reflexión sobre la consistencia del espacio y del tiempo (del espacio público y del tiempo compartido). Un año después, esa experiencia nos permite retomar varias cuestiones relacionadas con el espacio público evanescente. 1 _POSPRODUCCIONES_LA RESPUESTA AMBIENTAL “La destrucción está condenada a ser una de las funciones preponderantes de la sociedad postindustrial”, afirma Baudrillard [1]. En este aspecto, no caben dudas. La sociedad de consumo se ha cimentado sobe la cultura de la obsolescencia. El mundo exige una fecha de caducidad cada vez más breve a todos los productos. Pero no sólo eso, también exige el envejecimiento prematuro del presente. La vida como una sucesión de instantes, de variada intensidad, que altera el significado del tiempo. Y entre el acontecer y el olvidar, el mundo se ve obligado a reinventarse incesantemente, a proponer nuevos comienzos. El reto de la sociedad contemporánea, en este sentido, consiste en incorporar estos objetos agotados en un nuevo ciclo de vida. Para ello, deberíamos pensar más en reconstruir que en construir, repensar el residuo o, en palabras de Pipo Ciorra, habitar la ruina. En este sentido, no es tan interesante la reconstrucción en sí misma, sino la renovación de los ciclos. Imaginar la ciudad dotada de un metabolismo urbano capaz de reinventarse y, a través de lo ya producido, crear valor añadido. Reconsiderar lo existente (el pasado) como un elemento fundamental para crear un futuro renovado. Es en este contexto en el que se decidió trabajar sobre una pieza que había agotado su ciclo de vida, una caravana desahuciada y destinada al desguace. Para ello, se escogió un emplazamiento que, a pesar de sus condiciones marginales, contenía una gran energía latente. Se actuó en el barrio de Hustadt (Bochum), principalmente habitado por refugiados de más de veinte países. A partir de una roulotte de segunda mano, el equipo de estonoesunsolar introdujo las modificaciones necesarias para convertirla (reciclarla) en una cocina móvil con la colaboración de asociaciones locales y vecinos, articuladas en torno al centro cultural de barrio. Se pretendía revalorizar el término residuo e incorporarlo, mediante una nueva visión, a un ciclo metabólico en el que la energía de fabricación y producción pudiera ser reaprovechada y reconvertida. 2 _SUPERPOSICIONES_LA RESPUESTA URBANA Las ciudades son todavía una combinación de lugares en las que el ser humano interacciona. De Certeau [2] habla de “retóricas peatonales”, poniendo en valor la ciudad del paseante, del individuo libre capaz de inventar itinerarios frente a la ciudad planificada y dibujada. Se propuso trabajar sobre el espacio público, pero incorporando cierto grado de experimentación (la ciudad como laboratorio). Ensayar la superposición de elementos en el espacio urbano. Aprovechar los espacios ya existentes como escenario de una nueva función y, por tanto, aportar mayor carácter público a lo que, en principio, ya es público. Tenía que ver, al mismo tiempo, con una voluntad de apropiarse del espacio, en palabras de Lefevbre, de convertirlo en lugar (en un espacio social), de adaptarlo, usarlo y transformarlo. El ensayo se apoyaba en la metáfora del territorio como palimpsesto, como espacio que va adquiriendo capas (historias, acontecimientos) y soporta una constante re-escritura. Marini [3], en un ensayo sobre la producción de nuevos territorios, se refiere al proyecto como la “inmersión de un objeto anómalo que dicta nuevas reglas en un espacio ya regulado”. En este caso, un proyecto que se genera a base de adiciones y montajes sucesivos, y en el que la disonancia es considerada como un valor. La cesión de una mini-infraestructura (un dispositivo portátil), de un fragmento de espacio público móvil a los ciudadanos, potenciaba la capacidad que tenían de configurar directamente (de modo efímero) la ciudad en torno a sus deseos. El dispositivo móvil (urban kitchen) proponía situaciones imprevistas y temporales. Apostaba por una segunda ciudad, efímera, incierta, transitoria, que se “enciende y se apaga” según se van activando espacios inicialmente desolados o dislocados. Vendría a ser una reacción frente a la cotidianidad programada. Con este tipo de prácticas, la ciudad se obliga a reformularse, a buscar nuevos significados a través de prácticas urbanas ordinarias y creativas. Se trataría, en cierto modo, de la concepción de una ciudad ciertamente inconsistente, inaprensible e incierta, significada por flujos, por intermitencias y por situaciones transitorias. Para definir este tipo de sobreescrituras en el espacio público, Giovanni La Varra [4] introdujo el concepto de “Post-it city”, calificándolos como un “dispositivo que concierne a las dinámicas de la vida colectiva, al comportamiento de los individuos, a sus formas de reunirse, estar juntos, agregarse, reconocerse y distinguirse fuera de los canales convencionales”. 3 _INTERACCIONES_LA RESPUESTA SOCIAL Se propuso la re-activación de varios emplazamientos concretos en los que se podían hilvanar nuevas relaciones sociales. La “urban kitchen” era concebida como una infraestructura para el bienestar. Un dispositivo, una posibilidad de reforzar el sentido de comunidad, de lo compartido y, por tanto, el sentido de identidad. Pretendía provocar el salirse de sí mismo, de reaccionar frente a las comunidades cerradas (gated community). La propuesta invocaba claramente al azar, a la sorpresa, a exponerse a lo desconocido, a encontrarse con personas que uno no buscaba o, en palabras de Hannerz [5], a“presenciar escenas para lo que no se está preparado, pero que forman parte de la vida urbana hasta un grado peculiar”. La caravana, gestionada por el centro cultural Hu-Stadt, actualmente está a disposición de cualquier ciudadano, colectivo o asociación que desee apropiarse por un momento de un espacio público. Contiene todo lo necesario para cocinar y todo el mobiliario para desplegar una mini-infraestructura para reunirse en torno a unas mesas. Ha sido utilizada para celebrar eventos, apoyar festivales, celebrar cumpleaños, etc. Ha ido teniendo presencia en diferentes puntos de la ciudad, como una extensión móvil de una realidad local. Se estableció un taller de implicación ciudadana que permitiera una toma de decisiones no preconcebidas gestionado por la Kultur Hustadt. Subyacía en todo ello una idea social que coloniza transitoriamente un lugar, aglutina una serie de ciudadanos y retiene su tiempo. 4 _TRÁNSITOS_LA RESPUESTA TEMPORAL La caravana disponía de una gran capacidad de almacenaje y movilidad. De ese modo, los forros desmontables interiores se transformaban en las mesas. Un pequeño huerto urbano se disponía en el techo de la caravana protegido por unas claraboyas-invernaderos que venían a funcionar como sirenas ecológicas. Un periscopio situado en la caravana permitía observar la ciudad a través de los productos verdes cultivados en el techo. Un gran rótulo luminoso, situado también en la parte superior de la caravana, indicaba la presencia del dispositivo allí donde se establecía, como una señal, pero también como una invitación a compartir el tiempo. Recordaba, en cierto modo, a la imagen onírica de la llegada de los antiguos circos a un pequeño municipio. Podría pensarse que se trataba de un “pack de sociedad gastronómica móvil” que contenía todos aquellos elementos necesarios e imprescindibles para establecer un lugar en torno al hecho de cocinar (roulotte-cocina + elementos plegables o desmontables), que permitía alternar el hecho íntimo con la realidad pública. Detrás de todo ello, se ponía en valor la idea de viajar, de conocer lugares, observar territorios, de producir un espacio nómada. En principio, serían recorridos locales, a nivel de barrio (Hustadt), pero que podrían ser extensivos al resto de la ciudad. [1] Baudrillard, Jean.  La sociedad de consumo [2] De Certeau, Michel. La invención de lo cotidiano. [3] Marini, Sara. Nuove terre. [4] La Varra, Giovanni. Post-it city. Los otros espacios públicos en la ciudad europea. [5] Hannerz, Ulf. La exploración de la ciudad. Fotografías: gravalosdimonte Vídeo: https://www.youtube.com/watch?v=ANR1X0Wknao
programa de regeneración urbana estonoesunsolar
Programa experimental de regeneración urbana Estonoesunsolar Hace ya unos años que los arquitectos autores del programa iniciaron una serie de estudios y propuestas sobre en el Casco Histórico de Zaragoza en los que trataban de trasladar a las instituciones públicas las grandes posibilidades que ofrecían los actuales vacíos (solares y edificios sin uso) de la trama urbana, degradados o en situaciones de borde, para ofrecer una nueva visión de la ciudad y recuperar la energía latente en numerosos espacios olvidados. Estas propuestas tras unas primeras intervenciones artísticas en solares en el marco del festival de arte urbano “Vacíos Cotidianos-En La Frontera 2006”, dieron posteriormente lugar al programa “estonoesunsolar”, que propuso una nueva mirada de estos espacios (“esto no es un solar, esto no es lo que parece, míralo con otros ojos”). Se trataba de una invitación a pensar de nuevo, a imaginar posibles contenidos y proponer nuevas situaciones. Las actuaciones consistieron en la utilización temporal de solares, poniendo en valor la sugerencia del vacío, el hueco y lo invisible. Estos esponjamientos temporales de la trama consolidada permitieron una lectura alternativa, flexible y dinámica del espacio público. Las intervenciones han sido posibles gracias a la implicación de asociaciones vecinales, así como del compromiso de la Sociedad Municipal Zaragoza Vivienda que ha gestionado el programa. Las propuestas parten de un estudio previo tanto urbano como socio-económico, de las carencias de cada zona, los espacios reclamados y la población a la que van destinados. Se han realizado zonas de juego infantil, huertos urbanos, bosques, pistas deportivas, petancas, mesas de ping pong, parques, plazas...colocando en cada espacio aparcamientos de bicicletas. Cualquier intervención, viene gestionada posteriormente por diversas asociaciones (infantiles, juveniles, deportivas, de mayores) o cualquier colectivo ciudadano interesado en su uso. Cada espacio es un deseo vecinal ante el “silencio irrazonable del mundo”. Todo ello ha sido ejecutado a través de 32 intervenciones realizadas en 14 meses que han supuesto el reciclaje de 60.000 m² trasformados en espacios públicos con una media de 24 e m², y con la participación de 60 entre AA.VV Juntas de Distritos, Colegios, Centros de Mayores ecc. Cada solar está etiquetado (en las medianeras), con un número identificativo, que corresponde correlativamente al orden de actuación y que tiene la extraña y abstracta virtud de numerar lo inexistente, el vacío.
stonoesunsolar gravalosdimonte Huertos urbanos en Casetas
Huertos urbanos en Casetas Barrio rural de Casetas. Se escogió uno solar situado en el límite urbano, ya que podía interpretarse como un espacio de transición entre el entorno urbano y el paisaje natural existente, formado por campos de cultivo. La parcela, de geometría rectangular, se dividió en dos zonas, una que contenía los huertos individuales, y otra pública, con un espacio arbolado. En esta zona se creó una pérgola con un merendero como lugar de encuentro. En los huertos, se dispusieron una serie de casetas de madera calada iluminadas interiormente para guardar las herramientas, pero a las que se les dio también una dimensión paisajística, ya que ponía en valor e incorporaba la zona de huertos al paisaje urbano al atardecer. Se consideró muy importante que la nueva área verde fuera absolutamente permeable visualmente, por lo que se diseñó un cerramiento formado por hierros corrugados que entablaban un diálogo con el paisaje de cañas adyacente.
Plan acompañamiento riberas Expo 2008 Zaragoza
Plan de acompañamiento Zaragoza Expo 2008 Proyectos de intervención paisajistica para la regeneración de las Riberas del Ebro, del Canal Imperial y del río Huerva de Zaragoza para el Consorcio Expo Zaragoza 2008.
Plaza en la calle Pabostria Zaragoza
Proyectos de espacio público para la mejora de la escena urbana del Casco Histórico de Zaragoza, para la Oficina de Planes Integrales del Ayuntamiento de Zaragoza
Paisaje urbano Zaragoza
Plan Integral Casco Histórico Zaragoza 2005 - 2012