Grávalos di Monte, arquitectura Zaragoza

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arquitectos

ANTIGUA CASA DE AGUADORES
Rehabilitación de edificio del siglo XII
Edificio de 4 viviendas en el Arrabal de Zaragoza
Edificio situado en el Casco Histórico de Zaragoza, en el barrio del Rabal. Consta de planta baja y tres alzadas. El edificio se articulará en torno a un núcleo de comunicaciones situado en la franja central del edificio. Se dispone de una vivienda por planta. Las distribuciones presentan un programa compuesto por un dormitorio doble, recayente a la c/ Manuel Lacruz, una pieza abierta de cocina-comedor-estar volcada al patio posterior y un vestíbulo y aseo dispuestos en la franja central de la vivienda. La última vivienda forma un dúplex, incorporando una estancia en el altillo de bajocubierta. Estructuralmente se plantea una sola crujía, resuelta con pilares y vigas de hormigón armado. Las viviendas exhiben su propia construcción sin ocultarla con elementos trasdosados. Tanto la tabiquería como las instalaciones son vistas. Esta propia materialidad otorga personalidad al espacio derivado de su sencillez y honestidad
Reactivación antigua almadraba Carloforte
Un luogo contiene due dimensioni: una si riferisce allo spazio come ambiente, sia naturale che antropico, l'altra si relaziona ai flussi, agli incontri, alle narrazioni e i desideri che si svolgono in esso. Una comunitá si mostra radicata a un territorio nella misura in cui ha saputo interpretarlo, producendo ancoraggi tra luogo e memoria, trasmutandolo in un nuovo paesaggio interiore. Con il progetto Tunea é stata esplorata la dialettica tra i due dei grandi protagonisti dell' antica tonnara: gli artigiani e il tonno. Entrambi col tempo hanno intrecciato uno spazio emotivo attraverso le loro numerose interazioni. Il territorio, in questa prospettiva, è costituito da innumerevoli tracce che hanno caratterizzato la vita quotidiana e in cui le reti dei pescatori assumono un ruolo simbolico nell'immaginario collettivo. Attraverso laboratori e workshop sono stati indagati questi due universi coesistenti, quello animale e quello antropico. La proposta per la riapertura degli spazi dismessi, é tesa alla realizzazione di un luogo ispirato allo “spazio dei tonni”, relativo a quello spazio creato tra le reti che si estendono nel mare e lungo i fondale e che solo i tonni hanno il privilegio di abitare, proponendo un ribaltamento dei ruoli. Questa duplice condizione, viene materializzata da una serie di reti galleggianti, costituendo un luogo di nuova identità, di relazioni comuni, uno spazio dal quale guardare il mare con la prospettiva del "cielo sopra le reti" dei tonni, al contempo che si percepisce, anch'esso fluttuante, il tempo degli artigiani. La proposta di intervento ruota attorno al deposito esistente nella vecchia tonnara, interpretando una duplice condizione limite, per la sua posizione strategica tra terra e mare, per la sua natura galleggiante, essendo elevata tra la terraferma e il cielo. Laboratori, derive e workshop. Un primo laboratorio di co-design, ha offerto ai partecipanti la possibilitá di poter finalmente rientrare negli spazi dell’ antica tonnara abbandonata, grazie alla deriva specialmente organizzata per percepirla con un' ottica diversa, prevedendo l' approccio da un percorso immerso nella macchia mediterránea, che ha poi permesso di attraversare la spiaggia e finalmente accedere alla tonnara infondendo in tuti i "flaneurs" un effetto di grande sorpresa. Durante la deriva é stato distribuito un quaderno ai partecipanti chiedendo loro di descrivere le emozioni e le sensazioni attraverso tecniche diverse, disegni, stesura di un racconto o scrittura di parole emerse dai ricordi di quegli spazi. Le successive giornate organizzate presso il Muma e presso l’ ExMé hanno visto lo sviluppo del laboratorio con una raccolta di materiale storico, ritagli di giornali, foto, video, voci ed eco, e posteriormente una mesa in comune di idee e di codesign di possibili usi futuri. L’ ultima giornata del laboratorio é stata disegnata per permettere ai partecipanti di accedere alla Tonnara Piam per imparare dal Raís un approccio allá manualitá a manipolare le reti. Il momento di apertura ed estensione delle reti é stato per tutti un’ esperienza molto intensa proprio perché ha permesso la riconnessione della memoria con le attivitá che quotidianamente vengono realizzate in quei luoghi, e che nessuno dei partecipanti aveva mai avuto possibilitá di realizzare. Le luci, l’ eco del mare e delle voci dei tonnaroti, gli odori, la gestualitá dei movimenti hanno generato un legame che permarrá nel tempo nella memoria sia del luogo sia di chi ci ha accompagnato durante il laboratorio. Co-DesignTra la proposte espresse emergono quella di un cohousing, un centro di formazione per giovani e che finalmente possa un giorno diventare un museo. A questo proposito é emersa la possibilitá di raccogliere i documenti, le registrazioni delle voci e i video e di realizzare dei codici QR da situare in vari punti della tonnara abbandonata per poter accedere al materiale online. Da ció emerge la proposta di installare sulla parte superiore della torretta il lettering proprio con questa frase emersa: «questo non è un museo» a modo di invito che in un prossimo futuro possa diventarlo. Finalmente tra le idee piú iconiche, quella di trasforamre gli spazi esterni dell’ antica tonnara per accogliere un pranzo all’ aperto durante le giornate del girotonno. Ë per questo che sono stati disegnati dei moduli temporanei che ospitano a volte di tavoli, altre delle amache, o semplicemente delle pareti di protezione, costruite con le antiche reti di tonnara. I moduli, facilmente smontabili, a fine festival potranno essere ripristinati nella piazza dei Baruffi per riportare le storie della tonnara in una ubicazione centrale di Carloforte, altre volte potranno essere posizionati lungo il molo ad aspettare i turisti che approdano ed offire un punto panoramico al fresco. Ignacio Grávalos | Patrizia Di Monte Gravalosdimonte per Tunéa
Biennale Architettura di Venezia Padiglione Italia
Progetto Scalo Grassano L’intervento nello Scalo di Grassano mira a creare una rete di località che, attraverso infrastrutture comuni, condividano servizi, generando flussi, interazioni e sinergie trai borghi sulle cime e gli snodi a valle. Un modello di utilizzo delle risorse, ma anche la creazione di un sistema che riesca a stabilire connessioni tra località vicine dotandole di una nuova centralità. La riattivazione dello Scalo fa parte di una più ampia visione territoriale che si propone divalorizzare gli elementi naturali (rete idrologica e campi di coltivazione) e le infrastrutture esistenti (binari e rete ferroviaria). Questi convergono nella valle, che assumerà una nuova veste grazie alla trasformazione e al riciclo dei paesaggi abbandonati. L’idea del progetto parte dalla riprogrammazione di un’infrastruttura ferroviaria dismessa (hardware) e dalla realizzazione di attività innovative (software), attivando un sistema di connessioni territoriali e promuovendo modelli di innovazione sia sociale che tecnologica, strategia replicabile in numerosi altri punti del territorio italiano che condividono le stesse problematiche di spopolamento. Il programma proposto è in grado di reinterpretare le attività presenti storicamente nel territorio, agricoltura e artigianato, con una visione innovativa, prevendo un HackLab, con laboratori di prototipazione ed incubatori di imprese in grado di stabilire connessioni con la Open Design School promossa da Matera, Capitale europea della Cultura per il 2019. In questo vivaio di iniziative civiche, coesistono spazi per attività di ricerca e sperimentazione, a supporto di laboratori di imprenditoria necessari allo sviluppo economico locale.
Propetto-aggiornato-MAGRITT
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Casa para una escritora
Se trata de una reforma de una vivienda para una escritora y sus seis gatos. Se han ordenado las piezas de servicio dispuestas a lo largo del pasillo a través de un gran mueble de madera, liberando las piezas de los extremos para la mayor iluminación posible. La pieza cocina-baño-cuarto de los gatos-mueble viene recogida en una única pieza de madera que unifica el espacio y lo dota de una gran flexibilidad según sus aperturas. La vivienda está protagonizada por sus dos grandes situaciones, los libros, a través de grandes estanterías y los gatos a través de la simulación de un espacio natural que los rodea.
Parco Bella Fuori
El proyecto desde un inicio contuvo una clara vocación participativa con la intención de incorporar las necesidades y deseos reales de los habitantes. La propuesta trabajó sobre la intervención en la periferia de Bolonia, estableciendo un nuevo polo de centralidad, dando respuesta a la disyuntiva centro-periferia. La intervención proponía un nuevo espacio público que conectaba dos zonas que permanecían desconectadas en un mismo barrio. Se dispuso en torno a una franja equipada que contenía una serie de espacios deportivos, de ocio, de descanso dirigidos a diferentes sectores sociales de modo que pudieran activar el espacio en horarios diversos. La intervención ordenaba diversos flujos urbanos, como los accesos a un colegio o a un centro de mayores que ahora confluían en el nuevo espacio generado, creando la posibilidad de interacciones antes difíciles o imposibles. De ese modo, se ha dispuesto una serie de equipamientos solicitados por la ciudadanía (juegos infantiles, baloncesto, parkur, anfiteatro), se ha dejado previsto el espacio para una cocina comunitaria, existe una zona prevista para el desarrollo de un mercadillo, una zona de huertos para mayores o un espacio de mesas bajo árboles frutales. La intervención promovió un “Pacto de Colaboración” entre ciudadanos y Administración, estableciendo un modelo innovativo de gestión del espacio público en el que los ciudadanos adquieren compromisos directos sobre el espacio, su espacio.
Proyecto Piloto Supermanzana Barcelona
Los cuatro cruces internos de la supermanzana (superilla), antes destinados al tráfico, se iban a convertir en espacios peatonales. Cada uno de ellos, estaría destinado a un derecho ciudadano (cultura, ocio, participación e intercambio), siendo “estonoesunsolar” invitado por la UIC para dirigir el relativo a la “cultura”. En el workshop se establecieron las siguientes líneas estratégicas: Estrategia 1. El icono como unificador de un espacio imaginario. La primera cuestión observada tras la implantación de la supermanzana fue la constatación de que a pesar de haber cambiado el sistema de movilidad, los peatones seguían circulando por el espacio habitual, mientras que el inmenso espacio central, antes destinado al tráfico y ahora al uso peatonal, quedaba como un residuo flotante asfaltado a la espera de ser reapropiado. Uno de los objetivos propuestos fue dotar al espacio de una nueva identidad que hiciera legible los nuevos límites del ámbito peatonal, y que transmitiera así mismo, los nuevos valores ambientales de la circulación débil y restringida. Para ello se decidió homogeneizar el espacio, convirtiendo el “panot”1 en un icono , de modo que crease un ámbito peatonal a través de la utilización fuera de escala de un objeto cotidiano reconocible . Estrategia 2. El espacio público como soporte. Existía la voluntad desde un inicio de crear un soporte rotundo pero indeterminado, un escenario para que pudieran suceder acontecimientos y que diera lugar a acciones imprevistas. Se planteó el espacio público como contenedor, como escenario. Dada su magnitud (45 x 45 metros) se podrían desarrollar numerosas actividades, tanto planificadas como espontáneas. Estrategia 3. Orden y escala. Los panots seguían una retícula perfecta, insertados en una malla que respondía a la cuadrícula de la pavimentación. Dentro de esa regla, existirían vacíos pero siempre vinculados al orden existente y esos mismos vacíos eran portadores de significados en una escala más amplia (vista cenital). La operación de insertar una trama de "Panots" dibujados en blanco, permitía eliminar la sensación y la percepción del espacio asfaltado y negro, con las consecuencias ambientales correspondientes (calentamiento, iluminación, reflejo, etc.) Estrategia 4. Participación y comunicación. La intervención tuvo un profundo sentido participativo. Por un lado se realizaron sesiones previas al inicio del workshop con las diversas asociaciones y colectivos existentes de modo que la operación pudiera dar respuesta a necesidades reales. Por otra parte, y una vez iniciado el taller, se realizó una campaña de implicación ciudadana. Para ello se creó el eslogan “¿Quién te ha dicho que tú no pintas nada?”, que pretendía, con cierto grado de provocación, involucrar a los vecinos en la intervención propuesta. Durante los cuatro días que duró la acción, numerosos vecinos o peatones casuales contribuyeron a la creación directa de su espacio público, colaborando en la acción de pintar el asfalto y fortaleciendo los sentidos de apropiación y pertenencia del espacio urbano. Estrategia 5. Los nuevos ciclos de vida. La condición de reciclaje estuvo presente en toda la intervención. Los estudiantes exploraron las posibilidades de adquirir material gratuito de los talleres y centros cercanos. De ese modo se pudo conseguir la pintura, paneles de madera de restos de corte de una carpintería, tubos de pvc de una obra cercana, etc. , y fue con ellos con los que se ejecutó la totalidad de la intervención. De ese modo, se finalizó el ensayo de la primera supermanzana, abriendo la posibilidad del debate a través de la acción positiva. Muchas cosas deberán mejorarse, pero las primeras reflexiones ya se pueden estudiara desde los espacios posibles.
Escuela infantil “Pinocho y la Ballena” Casco Histórico, Zaragoza
La implantación de la escuela en el parque (dentro del parque de San Pablo) supone la materialización de una dotación largamente demandada y responde a la voluntad de revitalizar las riberas del Ebro mediante equipamientos públicos. El edificio es sensible a su entorno, inmerso en un espacio verde con una arboleda cambiante según las estaciones. La Escuela articula sus piezas y crea patios que le permiten incorporar los árboles al edificio. El edificio refleja los dos frentes existentes en la parcela, uno de carácter más urbano, perteneciente al Paseo Echegaray Caballero, y otro más orgánico, el de las riberas, relacionado con el parque y el río. En este sentido, el edificio muestra un perfil plano en su frente urbano, y presenta un perfil irregular a medida que se adentra en el parque y se aproxima al río. La escala de los bloques de viviendas del paseo Echegaray y Caballero así como su situación en depresión frente a la cota del paseo, la próxima plaza Europa o la terraza mirador de Ingeniería de Montes, hacen de la cubierta la superficie más visible de la edificación y una de las fachadas importantes de esta. Se adopta la cubierta vegetal como piel superior, beneficiándose no solo de sus cualidades estéticas sino también de las mejoras térmicas y acústicas que genera. Las fachadas que generan los volúmenes responden con claridad a su contenido y posibilidad interior, cerrando el bloque de servicios así como la zona de dormitorios y abriéndose en toda su extensión el área de aulas al parque. La fachada de las aulas, orientada a la zona verde, presenta una composición abstracta, ordenada mediante bandas verticales y perforada mediante huecos rasgados y estrechos (como troncos de árboles), proponiendo mantener una relación “fondo verde-tronco” en sintonía con su entorno. Desde el interior estos huecos verticales recrearán una percepción de la luz y del espacio muy parecida a la de un bosque natural. Los materiales de fachada permiten tamizar la luz, que entra filtrada por las láminas de policarbonato en colores verdes permitiendo un nivel de iluminación interior máximo y evitando el deslumbramiento. El edificio dispone las aulas a este por sus visuales privilegiadas, evitando los problemas de asoleamiento de la orientación oeste. Los huecos se abren al máximo en esta fachada este y tienen su expresión mínima en su fachada oeste para cerrar las vistas más duras a la plaza Europa. En el lado oeste se disponen los dormitorios donde se situarán las cunas. El muro es de hormigón visto perforado por unos huecos circulares. La luz que entra por estos huecos se reflejará en las paredes interiores ofreciendo a los niños un juego natural según las horas del día. El edificio cede el protagonismo absoluto a los niños. Las aulas disponen de diversas proporciones según las diferentes etapas, lo que permite establecer diferentes apropiaciones del espacio según los diversos cursos. Todas las medidas están basadas en ellos, disponiendo de ventanas inferiores fijas, que pertenecen al “mundo de los niños”, y una serie de ventanas altas practicables, más relacionadas con el mundo adulto. Otra característica del proyecto es la versatilidad y plurifuncionalidad de las aulas. Estas se separan mediante sistemas de tabiquería móvil que permiten la unión de las dos aulas de misma edad en una, posibilitando un programa educativo diferente y apto para más alumnos. A esta disposición se han adaptado los cambiadores, aseos y dormitorios que funcionan bien para las aulas estándar como para la fusión de estas en una. Se orienta al futuro parque resolviéndose en cuatro módulos: sala multiusos, lactantes (4-12 meses), alumnos 12-24 meses y alumnos 24-36 meses. Articulando la entrada como unión de todos ellos y actuando de barrera respecto a los bloques de viviendas se sitúa la batería de espacios anexos, oficinas e instalaciones que permiten el correcto funcionamiento de la escuela. Se han utilizado diversos mecanismos de arquitectura bioclimática: muros de doble inercia térmica (interior-exterior), acumuladores solares en cubierta para calefacción y ACS, carpinterías con rotura de puente térmico, control de soleamientos, etc. En toda la redacción de este proyecto se ha querido jugar con el romántico recuerdo de nuestra infancia. El cuento de Pinocho y su pasaje en el interior de la ballena, han sido el leiv motive de la composición volumétrica. Autores: Carroquino Santiago, Di Monte Patrizia, Grávalos Ignacio
Estonoesunsolar
Hace ya unos años que los arquitectos autores del programa iniciaron una serie de estudios y propuestas sobre en el Casco Histórico de Zaragoza en los que trataban de trasladar a las instituciones públicas las grandes posibilidades que ofrecían los actuales vacíos (solares y edificios sin uso) de la trama urbana, degradados o en situaciones de borde, para ofrecer una nueva visión de la ciudad y recuperar la energía latente en numerosos espacios olvidados. Estas propuestas tras unas primeras intervenciones artísticas en solares en el marco del festival de arte urbano “Vacíos Cotidianos- En La Frontera 2006”, dieron posteriormente lugar al programa “estonoesunsolar”, que propuso una nueva mirada de estos espacios (“esto no es un solar, esto no es lo que parece, míralo con otros ojos”). Se trataba de una invitación a pensar de nuevo, a imaginar posibles contenidos y proponer nuevas situaciones. Las actuaciones consistieron en la utilización temporal de solares, poniendo en valor la sugerencia del vacío, el hueco y lo invisible. Estos esponjamientos temporales de la trama consolidada permitieron una lectura alternativa, flexible y dinámica del espacio público. Las intervenciones han sido posibles gracias a la implicación de asociaciones vecinales, así como del compromiso de la Sociedad Municipal Zaragoza Vivienda que ha gestionado el programa. Las propuestas parten de un estudio previo tanto urbano como socio-económico, de las carencias de cada zona, los espacios reclamados y la población a la que van destinados. Se han realizado zonas de juego infantil, huertos urbanos, bosques, pistas deportivas, petancas, mesas de ping pong, parques, plazas...colocando en cada espacio aparcamientos de bicicletas. Cualquier intervención, viene gestionada posteriormente por diversas asociaciones (infantiles, juveniles, deportivas, de mayores) o cualquier colectivo ciudadano interesado en su uso. Cada espacio es un deseo vecinal ante el “silencio irrazonable del mundo”. Todo ello ha sido ejecutado a través de 32 intervenciones realizadas en 14 meses que han supuesto el reciclaje de 60.000 m² trasformados en espacios públicos con una media de 24 e m², y con la participación de 60 entre AA.VV Juntas de Distritos, Colegios, Centros de Mayores ecc. Cada solar está etiquetado (en las medianeras), con un número identificativo, que corresponde correlativamente al orden de actuación y que tiene la extraña y abstracta virtud de numerar lo inexistente, el vacío.

“Un espacio, una oportunidad”

El propósito del estudio es desarrollar proyectos y estrategias, a diferentes escalas, que potencien el impacto social y reduzcan el impacto ambiental. Para ello las intervenciones se focalizan en la persona, la sociedad y el medio ambiente. Se entiende el proyecto como una respuesta reflexiva a las diferentes problemáticas de la sociedad contemporánea. El habitar, los modos de relación, los espacios comunes, la participación ciudadana, la interpretación del paisaje o cuestiones sobre la temporalidad han constituido preocupaciones constantes en el desarrollo de la actividad profesional.

La actividad del estudio se desarrolla entre España, Italia y varios Países de la U.E. a través de colaboraciones interdisciplinares.

Regeneración urbana

[Estrategias urbanas | Reactivación urbana | Diseño colaborativo]

Entendemos la ciudad como un escenario social que debe dar respuesta a dos dimensiones coexistentes: la ciudad como escenario físico (urbs) y como escenario vivido (civitas). Las reflexiones urbanas se articulan en las intersecciones que se producen en los modos contemporáneos de habitar la ciudad en el que los cuidados, la participación y la sensibilidad ambiental establecen nuevos paradigmas. Se plantean modelos de reactivación urbana que a través de intervenciones en la ciudad tienen la capacidad de transformar el tejido social.

Espacio Público / Paisajismo

Las intervenciones en el espacio público y el paisaje pretenden ponen en valor los espacios comunes en los que poner en relación las maneras de convivir con su integración en el paisaje, ya sea urbano como natural. Las experiencias realizadas manifiestan una gran potencialidad para desencadenar procesos de revitalización urbana a través de una lectura inclusiva de la ciudad. La búsqueda de una transformación de los espacios urbanos a través de estrategias de revegetación, peatonalización, descarbonización, etc., permiten desarrollar la vida urbana con valores sostenibles y de proximidad. Por otra parte, las intervenciones paisajísticas son fruto de una mirada muy precisa sobre el contexto, revisando y actualizando aquellos elementos que caracterizan el territorio.

Residencial

[Vivienda | Rehabilitación]

Los proyectos abordados se desarrollan bajo una perspectiva sociológica y antropológica, en el que las personas ocupan un lugar protagonista. Cada modo de habitar exige un espacio. Reinterpretamos los programas y las situaciones entendiendo el proyecto como un campo en el que arrojar nuevas miradas sobre las formas de habitar. Cada proyecto se ajusta a las necesidades concretas del usuario, explorando a través de la arquitectura las posibilidades de escenificar sueños y deseos.

Cultura, educación, deporte

[Equipamientos]

Los proyectos abordados pretenden dar una respuesta a las diferentes necesidades sociales, ofreciendo soluciones transversales e inclusivas y que reformulan los diversos requerimientos de la sociedad contemporánea. Los proyectos destinados tanto a la cultura, la educación o el deporte contienen una voluntad innovativa que dan respuesta a las continuas y cada vez más veloces transformaciones de la vida cotidiana. Esta situación se muestra como una oportunidad de repensar los espacios arquitectónicos para poder dar respuesta a otras formas de vivir.

Proyectos europeos

El estudio aborda la investigación como una herramienta que permite profundizar en proyectos experimentales a través de programas innovativos. En este contexto, el estudio desarrolla proyectos de investigación a través de proyectos europeos o grupos de investigación académicos que permiten explorar realidades emergentes. Existe una voluntad de compartir el conocimiento adquirido a través de diversos canales de transferencia (universidades, asociaciones, etc.) de modo que se produzca un retorno social. La formación nos exige una constante actualización y un estrecho contacto con los diferentes agentes de la vida cotidiana. Los diferentes ámbitos de formación nos permiten desarrollar tanto una vertiente teórica, en el contexto académico, como práctica, en workshops y talleres.